A volte uno scrittore è talmente entusiasta del suo lavoro, che spesso non si rende conto di doverci anche riflettere sopra razionalmente. Altre volte ci riflette sopra talmente tanto da stancarsi, arrivando a non capire come riempire uno spazio vuoto.
In entrambi i casi si ha la "confusione poetica".
La confusione poetica consiste in una fase di stallo in cui lo scrittore cade, trovandola soffice calda e rassicurante. Tutte queste sensazioni sono molto intense, a tal punto da rendere lo scrittore fiero di quello che è riuscito a creare. In alcuni momenti sarà pure convinto di aver creato un autentico capolavoro, arrivando a definire quelle righe, quel paragrafo, quel pensiero, insomma la confusione poetica, la parte migliore del romanzo. Il pezzo più bello che abbia mai scritto, la rivelazione focale di tutta la storia.
La risposta è no. Anche se a volte viene mascherata abbastanza bene da diventare un nì.
Questa confusione poetica consiste in un ponte di collegamento tra una parte cruciale e l'altra del medesimo capitolo oppure al finale dello stesso.
Come anticipato analizziamo i due differenti scrittori: Alfa e Beto.