sabato 18 maggio 2013

[I Riti dello Scrittore] La confusione poetica

A volte uno scrittore è talmente entusiasta del suo lavoro, che spesso non si rende conto di doverci anche riflettere sopra razionalmente. Altre volte ci riflette sopra talmente tanto da stancarsi, arrivando a non capire come riempire uno spazio vuoto.
In entrambi i casi si ha la "confusione poetica".

La confusione poetica consiste in una fase di stallo in cui lo scrittore cade, trovandola soffice calda e rassicurante. Tutte queste sensazioni sono molto intense, a tal punto da rendere lo scrittore fiero di quello che è riuscito a creare. In alcuni momenti sarà pure convinto di aver creato un autentico capolavoro, arrivando a definire quelle righe, quel paragrafo, quel pensiero, insomma la confusione poetica, la parte migliore del romanzo. Il pezzo più bello che abbia mai scritto, la rivelazione focale di tutta la storia.

La risposta è no. Anche se a volte viene mascherata abbastanza bene da diventare un .

Questa confusione poetica consiste in un ponte di collegamento tra una parte cruciale e l'altra del medesimo capitolo oppure al finale dello stesso.
Come anticipato analizziamo i due differenti scrittori: Alfa e Beto.

Ritrovando la strada della scrittura...

Ho lasciato qualche briciola qua e là, ho faticato a ritrovarne di intatte, per questo ci ho messo tanto a rifarmi viva.
C'è la possibilità che sparisca di nuovo, ma almeno questa volta vi lascio con qualcosa di sostanzioso.

Attualmente sto attendendo le risposte da tre concorsi: "Coop for words" con la poesia "Lontani", "Un piazza, un racconto" con il racconto breve "Rosso in memoria" e "Ma adesso io" con "Queste siamo noi" (che doveva concludersi con l'8 marzo, ma i materiali pervenuti ai giudici erano, sono, talmente tanti che hanno rinviato la decisione a settembre). Inoltre sto scrivendo la tesi *ola esultante*.
Questo mi porta via un mucchio di tempo, e mi estorce ogni forza per scrivere altro. Penso solo alla tesi: ai proverbi, ai bakufu e alle navi nere con cui siamo "passati alla storia" noi occidentali. Per non parlare dei bambini che piangono.
In quanti indovineranno il mio argomento di tesi e a che cosa si riferisce l'ultima frase? In premio metto in palio il mio ritorno su grande schermo con un racconto. Con prompt e regole varie scelte da voi. Vi interessa? 
Preferite che riveli un mio segreto? O cosa? Voi proponete, intanto, che poi vediamo cosa si può fare.

Comunque.

Sono qui e vi propongo l'ultima poesia che ho composto, con riflessione annessa.

Ricordo sbiadito
com'era stato vivere
quel momento.

«Per quanto mi concentri, per quanto mi sforzi, non riesco a rientrare in quel lasso di tempo.
Ne ho le sensazioni, anche quelle nuove del ricordo, ma non esiste più per davvero.
Se mi concentro, riesco ad arrivarci così vicino da sentire male al cuore. Un male che assomiglia al panico, ma pieno di bellezza.
Penso sia amore.
Ecco, l'amore è un ricordo che, per la sua bellezza, fa sin troppo male.
Eppure, per amore, si ha il coraggio di risentire quel dolore anche solo per ritrovare quell'attimo di bellezza».