Non è una raccolta che possa tenere testa alle altre, non per quantità almeno. Forse nemmeno per contenuto, ma scriverla è stato bello: sperimentare unicamente i dialoghi e poco più per rendere una scena mi ha obbligata a costruire una psicologia più solida nel personaggio.
Che tra l'altro sono a farsi psicanalizzare, anche se dubito funzioni realmente così dallo psicologo...
I LIBRI
- Rispetto all’altra volta, nota
miglioramenti?
- Migliorare è un obiettivo che ho
difficoltà a notare in così poco tempo, ma qui si procede sempre.
- Procedere può voler dire anche
peggiorare…
- A volte capita, ma forse può
aiutare. Che ne dice di un gioco associativo? Così, per rilassarsi.
…
- Che le viene in mente?
- Coniglio.
- Bene ora… Coniglio…
- Orologio.
- Già qui la fermo, mi
scusi… Perché orologio?-
- Alice nel Paese delle
Meraviglie, il coniglio ha l’orologio.
- Mmm… È un coniglio intelligente
da quel che mi risulta.
- So solo che è in ritardo e che è
bianco.
- Mm. Certo… Carota, coniglio,
orologio. Vediamo, la prima associazione è comune, mentre la seconda tende
verso l’inverosimile. Raggiunge una conoscenza, mi segue?
- Credo di sì…
- Bene. Riproviamo. Orologio.
- Ticchettio… Coccodrillo.
- Peter Pan?
- Sì, lui.
- Legge molto in questo periodo?
- Ho sempre letto molto… Mi
piacciono i libri.
- Trova necessario rifarsi a loro
nelle associazioni?
- Mi viene naturale in realtà…
- La rassicura trovare un
appiglio? Dico riuscire ad associare.
- Non so. Associo senza pensare.
- Ed è così che deve essere, ma… Mi
chiedevo se, associando ai libri le parole o le immagini che le vengono
proposte, ha qualche sensazione positiva.
Alzata di spalle, mani
intrecciate lievemente, corpo in punta di sedia, avambracci appoggiati alle
cosce.
- Si sente a disagio?
- Un po’.
- Come mai? Parliamo dei libri che
le piacciono, no?
- Sì certo, solo mi sento agitato.
- Agitato, e da cosa?
- Non stiamo dialogando.
- Qui lei viene per sentirsi
aiutato, devo farle domande per trovare le risposte.
- Mi aiuterebbe dialogare con lei,
così mi sento assalire.
- Mmm… Di che potrebbe dialogare
con me?
- Credo di qualunque cosa…
- Perfetto, allora… Parliamo
dell’ultimo libro che ha letto.
- Coraline, di Neil Gaiman. Sa chi
è?
- No, mi spiace… Sono un amante
degli autori russi.
- Lo ritengo un ottimo scrittore,
ma non credo faccia per lei.
- Perché le ho detto che mi
piacciono gli autori russi?
- Bé sì, in Gaiman c’è fantasia,
realtà, orrore e bellezza. Credo sia dovuta a questo la collaborazione
Gaiman-Burton.
- Burton, regista particolare non
c’è dubbio.
- Sì, affascinante. Ha visto
qualche suo film?
- In realtà non saprei dirglielo
con certezza… Non guardo mai chi sta alla regia
- Ma ha detto che lo ritiene
particolare…
- Per sentito dire in realtà. -
silenzio nella stanza - Di nuovo a disagio.
Sorriso tirato.
- Ma questa volta preferisce
infossarsi nella poltrona… Cosa la trattiene?
- Come prego?
- Sì, prima avrebbe voluto alzarsi
e andarsene… Ma ora si infossa nella sedia. Entrambe le volte era a disagio, ma
per motivi diversi.
- Perché ci tiene così tanto ad
analizzare queste sfumature?
- Perché le sfumature rendono
differenti gli oggetti simili, ma ora che si è ricomposto… Mi parli di Coraline.
- È una bambina che si è
trasferita con la famiglia in una casa circondata dal grigiore. Annoiata trova
una porta speciale in casa sua e finisce dall’Altra parte.
- Dalla sua enfasi capisco che
l’Altra parte è un mondo speciale.
- Già, è un mondo che appare
divertente, allegro, pieno di colori e buon cibo.
- E lei? Ha mai traslocato?
- Avevo due anni, ci siamo
trasferiti dove abitiamo ora. Ma è inutile dirle che non mi ricordo nulla.
- Sì era troppo piccolo in
effetti… Le piace dove abita?
- Mi piace chiamarla casa, ma in
sé andrei volentieri in un altro posto.
- Come mai..?
- Ha tutto l’aria del povero.
- La casa?
- La casa e noi…
- La sua famiglia.
- Sì. - strofinamento d’occhi.
- Si spieghi…
- I mobili in cucina sono fatti di
truciolato, uno sportello si è rotto in alto e ora si chiude lasciando uno
spiraglio. La casa è stracolma di cose, è piena come un uovo. Mia madre quando
mia sorella va al mercato e torna con qualcosa le dice che non è necessario
lavarlo…
- La disgusta?
- Mi dà l’idea di sporco… Anche
casa mia, per quanto invece sia pulita.
- Associa povertà e sporcizia.
- Sì, non si dimentichi il
sovraffollamento.
- Giusto.
…
- Lo ha mai espresso questo suo
pensiero di voler cambiare casa?
- No, abbiamo avuto il mutuo finora.
Non è gioco andarsene adesso.
- Non esprime e non chiede perché
si immagina dei no?
- Non lo trovo sensato…
- Fa spesso di questi
ragionamenti? Risparmia sulle domande da fare? - scherzosamente.
- Sì, capita.
- Escludendo la faccenda di casa
sua, non crede di darsi troppi paletti entro cui stare?
- Credo non sia necessaria una
domanda se già se ne conosce la risposta.
- Io con lei l’ho fatto, ma non
per la risposta in sé. Per il tono, l’espressione, per capirla.
Alzata di mento.
- A volte è un bene liberarci di
alcune domande, potrebbe pure rimanere sorpreso. Inoltre fare domande e
ricevere risposte può portare al dialogo. - chiude il quaderno - È bello sentirsi
dire a voce anche cose che si sanno già, ma capisco che lei ha paura dei famosi
“non si può”. I suoi libri me lo sottolineano. - sguardo incrociato - Non abbia
paura di non potercela fare.
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