lunedì 3 settembre 2012

[Dialoghi] I Libri

Non è una raccolta che possa tenere testa alle altre, non per quantità almeno. Forse nemmeno per contenuto, ma scriverla è stato bello: sperimentare unicamente i dialoghi e poco più per rendere una scena mi ha obbligata a costruire una psicologia più solida nel personaggio. 
Che tra l'altro sono a farsi psicanalizzare, anche se dubito funzioni realmente così dallo psicologo...



I LIBRI

- Rispetto all’altra volta, nota miglioramenti?

- Migliorare è un obiettivo che ho difficoltà a notare in così poco tempo, ma qui si procede sempre.

- Procedere può voler dire anche peggiorare…

- A volte capita, ma forse può aiutare. Che ne dice di un gioco associativo? Così, per rilassarsi.


- Che le viene in mente?

- Coniglio.

- Bene ora… Coniglio…

- Orologio.

- Già qui la fermo, mi scusi… Perché orologio?-

- Alice nel Paese delle Meraviglie, il coniglio ha l’orologio.

- Mmm… È un coniglio intelligente da quel che mi risulta.

- So solo che è in ritardo e che è bianco.

- Mm. Certo… Carota, coniglio, orologio. Vediamo, la prima associazione è comune, mentre la seconda tende verso l’inverosimile. Raggiunge una conoscenza, mi segue?

- Credo di sì…

- Bene. Riproviamo. Orologio.

- Ticchettio… Coccodrillo.

- Peter Pan?

- Sì, lui.

- Legge molto in questo periodo?

- Ho sempre letto molto… Mi piacciono i libri.

- Trova necessario rifarsi a loro nelle associazioni?

- Mi viene naturale in realtà…

- La rassicura trovare un appiglio? Dico riuscire ad associare.

- Non so. Associo senza pensare.

- Ed è così che deve essere, ma… Mi chiedevo se, associando ai libri le parole o le immagini che le vengono proposte, ha qualche sensazione positiva.

Alzata di spalle, mani intrecciate lievemente, corpo in punta di sedia, avambracci appoggiati alle cosce.

- Si sente a disagio?

- Un po’.

- Come mai? Parliamo dei libri che le piacciono, no?

- Sì certo, solo mi sento agitato.

- Agitato, e da cosa?

- Non stiamo dialogando.

- Qui lei viene per sentirsi aiutato, devo farle domande per trovare le risposte.

- Mi aiuterebbe dialogare con lei, così mi sento assalire.

- Mmm… Di che potrebbe dialogare con me?

- Credo di qualunque cosa…

- Perfetto, allora… Parliamo dell’ultimo libro che ha letto.

- Coraline, di Neil Gaiman. Sa chi è?

- No, mi spiace… Sono un amante degli autori russi.

- Lo ritengo un ottimo scrittore, ma non credo faccia per lei.

- Perché le ho detto che mi piacciono gli autori russi?

- Bé sì, in Gaiman c’è fantasia, realtà, orrore e bellezza. Credo sia dovuta a questo la collaborazione Gaiman-Burton.

- Burton, regista particolare non c’è dubbio.

- Sì, affascinante. Ha visto qualche suo film?

- In realtà non saprei dirglielo con certezza… Non guardo mai chi sta alla regia

- Ma ha detto che lo ritiene particolare…

- Per sentito dire in realtà. - silenzio nella stanza - Di nuovo a disagio.

Sorriso tirato.

- Ma questa volta preferisce infossarsi nella poltrona… Cosa la trattiene?

- Come prego?

- Sì, prima avrebbe voluto alzarsi e andarsene… Ma ora si infossa nella sedia. Entrambe le volte era a disagio, ma per motivi diversi.

- Perché ci tiene così tanto ad analizzare queste sfumature?

- Perché le sfumature rendono differenti gli oggetti simili, ma ora che si è ricomposto… Mi parli di Coraline.

- È una bambina che si è trasferita con la famiglia in una casa circondata dal grigiore. Annoiata trova una porta speciale in casa sua e finisce dall’Altra parte.

- Dalla sua enfasi capisco che l’Altra parte è un mondo speciale.

- Già, è un mondo che appare divertente, allegro, pieno di colori e buon cibo.

- E lei? Ha mai traslocato?

- Avevo due anni, ci siamo trasferiti dove abitiamo ora. Ma è inutile dirle che non mi ricordo nulla.

- Sì era troppo piccolo in effetti… Le piace dove abita?

- Mi piace chiamarla casa, ma in sé andrei volentieri in un altro posto.

- Come mai..?

- Ha tutto l’aria del povero.

- La casa?

- La casa e noi…

- La sua famiglia.

- Sì. - strofinamento d’occhi.

- Si spieghi…

- I mobili in cucina sono fatti di truciolato, uno sportello si è rotto in alto e ora si chiude lasciando uno spiraglio. La casa è stracolma di cose, è piena come un uovo. Mia madre quando mia sorella va al mercato e torna con qualcosa le dice che non è necessario lavarlo…

- La disgusta?

- Mi dà l’idea di sporco… Anche casa mia, per quanto invece sia pulita.

- Associa povertà e sporcizia.

- Sì, non si dimentichi il sovraffollamento.

- Giusto.


- Lo ha mai espresso questo suo pensiero di voler cambiare casa?

- No, abbiamo avuto il mutuo finora. Non è gioco andarsene adesso.

- Non esprime e non chiede perché si immagina dei no?

- Non lo trovo sensato…

- Fa spesso di questi ragionamenti? Risparmia sulle domande da fare? - scherzosamente.

- Sì, capita.

- Escludendo la faccenda di casa sua, non crede di darsi troppi paletti entro cui stare?

- Credo non sia necessaria una domanda se già se ne conosce la risposta.

- Io con lei l’ho fatto, ma non per la risposta in sé. Per il tono, l’espressione, per capirla.

Alzata di mento.

- A volte è un bene liberarci di alcune domande, potrebbe pure rimanere sorpreso. Inoltre fare domande e ricevere risposte può portare al dialogo. - chiude il quaderno - È bello sentirsi dire a voce anche cose che si sanno già, ma capisco che lei ha paura dei famosi “non si può”. I suoi libri me lo sottolineano. - sguardo incrociato - Non abbia paura di non potercela fare.

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