Qui troverai una spiegazione (semi-)logica dell'accaduto!
L'inizio.
L'inizio è fondamentale, ed è forse la parte più pericolosa o comunque evidente: la pagina bianca.
Ora, è chiaro che in una pagina bianca è possibile riversare di tutto: parole, figure, caffè... Ma tra queste tre c'è una differenza fondamentale che non solo le contraddistingue - altrimenti che differenza sarebbe? -, ma che segna irrimediabilmente l'autore.
Essere autore di una macchia di caffè su un foglio bianco non è solo semplice, è pure banale.
Per chi non abbia mai bevuto caffè - vedi la sottoscritta - può sempre essere un goccio di tè come l'impronta di cioccolato.
Imprimere un'impronta di caffè - continuiamo a renderlo protagonista per evitare incroci di parole -, insomma, è il possibile problema che deve affrontare lo scrittore che scrive su carta.
Per tutti quei fortunati che usano il computer, sappiate che le uniche cose che possono finire sul bianco della pagina sono il frutto del vostro spudorato desiderio.
Sì, voi piuttosto potreste incappare nell'errore di cancellare un'intero lavoro o potrebbe improvvisamente saltare la luce - nel caso lavoriate con un portatile un grosso 'fiuuu' è di dovere -, ma niente macchie non volute.
Un disegno, invece, è la via di mezzo.
Dopo l'estremo banale c'è qualcosa di complicato dal punto di vista strutturale e lavorativo, ma... L'inizio non ha una testa, se proprio vogliamo dirlo.
Potreste avere dei dubbi durante il lavoro, ma che iniziate dall'angolo in fondo a destra o da qualunque altra parte, non vi darà lo stesso trauma de 'la prima frase'.
Sì, l'ho detto, o meglio: l'ho scritta.
La prima frase è traumatica e vi massacrerà fino alla morte.
Ce le ha tutte: è timida, restia, svogliata, permalosa, a volte sterile... Le proverà tutte per non darvela vinta, perché tra tutte le frasi che potrete scrivere in seguito, lei è la più narcisista.
Si ama, ma non abbastanza da sentirsi perfetta e tutto questo ve lo farà provare sulla punta delle dita. Creazione dopo creazione.
La pagina bianca, è quindi il vostro primo baratro che tenterete di riempire con ogni genere di cosa: potreste sempre mettere 'Capitolo X' tanto per rompere il ghiaccio, ma già lo sapete che è solo un modo per prolungare la tortura…
Altrimenti, tentativo più azzardato, potreste buttare giù quello che in realtà - nella vostra testa, perché ancora per iscritto non c'è nulla - corrisponde a una situazione a metà capitolo/storia.
So anche di gente che, giusto per non martoriarsi la seconda volta, la prima butta giù un trafiletto. Non sanno quanto di quel trafiletto rimarrà tale, ma una volta chiuso il documento, un senso di completezza rassicurante permetterà loro di riaprire il documento in seguito.
Altri, invece, - io - saranno spavaldi.
Affronteranno la prima pagina senza elmo e armatura, sferrando un attacco capiente e ponderato pensando al luogo. Si parte dal luogo e poi si dipinge tutto il resto: non sanno ancora che quello è l'inizio per tutt'altra storia e che a rileggerlo lo sostituiranno, fino ad accantonarlo per anni.
Nella pagina bianca si trova un misto di attrattiva e paura tale da dover ricorrere al termite ‘terror’ coniato ai tempi del romanticismo: insomma, la pagina bianca è semplicemente sublime.
Se ve la trovaste nera sareste più tentati di andarci a scavare dentro, sicuri che le parole si siano andate a nascondere, ma la pagina è bianca perché ha possibilità infinite.
La pagina bianca collabora nei rari casi in cui vi presentiate senza avviso.
La aprite, la sbirciate e lei ricambierà con le palpitazioni.
La pagina bianca ama essere presa alla sprovvista, perché solo così ha la sicurezza di trovarsi davanti l’ispirazione.
E non quell’ispirazione che sta dietro a un progetto, ma quella che acceca come un fulmine ed elettrizza dall’interno.
A questo punto voi dovete rassegnarvi a capire la pagina bianca: infinite possibilità, infiniti problemi. E ne vuole una sola, ne vuole uno solo.
Concedete alla pagina bianca l’amore, di tanto in tanto.
Ora, è chiaro che in una pagina bianca è possibile riversare di tutto: parole, figure, caffè... Ma tra queste tre c'è una differenza fondamentale che non solo le contraddistingue - altrimenti che differenza sarebbe? -, ma che segna irrimediabilmente l'autore.
Essere autore di una macchia di caffè su un foglio bianco non è solo semplice, è pure banale.
Per chi non abbia mai bevuto caffè - vedi la sottoscritta - può sempre essere un goccio di tè come l'impronta di cioccolato.
Imprimere un'impronta di caffè - continuiamo a renderlo protagonista per evitare incroci di parole -, insomma, è il possibile problema che deve affrontare lo scrittore che scrive su carta.
Per tutti quei fortunati che usano il computer, sappiate che le uniche cose che possono finire sul bianco della pagina sono il frutto del vostro spudorato desiderio.
Sì, voi piuttosto potreste incappare nell'errore di cancellare un'intero lavoro o potrebbe improvvisamente saltare la luce - nel caso lavoriate con un portatile un grosso 'fiuuu' è di dovere -, ma niente macchie non volute.
Un disegno, invece, è la via di mezzo.
Dopo l'estremo banale c'è qualcosa di complicato dal punto di vista strutturale e lavorativo, ma... L'inizio non ha una testa, se proprio vogliamo dirlo.
Potreste avere dei dubbi durante il lavoro, ma che iniziate dall'angolo in fondo a destra o da qualunque altra parte, non vi darà lo stesso trauma de 'la prima frase'.
Sì, l'ho detto, o meglio: l'ho scritta.
La prima frase è traumatica e vi massacrerà fino alla morte.
Ce le ha tutte: è timida, restia, svogliata, permalosa, a volte sterile... Le proverà tutte per non darvela vinta, perché tra tutte le frasi che potrete scrivere in seguito, lei è la più narcisista.
Si ama, ma non abbastanza da sentirsi perfetta e tutto questo ve lo farà provare sulla punta delle dita. Creazione dopo creazione.
La pagina bianca, è quindi il vostro primo baratro che tenterete di riempire con ogni genere di cosa: potreste sempre mettere 'Capitolo X' tanto per rompere il ghiaccio, ma già lo sapete che è solo un modo per prolungare la tortura…
Altrimenti, tentativo più azzardato, potreste buttare giù quello che in realtà - nella vostra testa, perché ancora per iscritto non c'è nulla - corrisponde a una situazione a metà capitolo/storia.
So anche di gente che, giusto per non martoriarsi la seconda volta, la prima butta giù un trafiletto. Non sanno quanto di quel trafiletto rimarrà tale, ma una volta chiuso il documento, un senso di completezza rassicurante permetterà loro di riaprire il documento in seguito.
Altri, invece, - io - saranno spavaldi.
Affronteranno la prima pagina senza elmo e armatura, sferrando un attacco capiente e ponderato pensando al luogo. Si parte dal luogo e poi si dipinge tutto il resto: non sanno ancora che quello è l'inizio per tutt'altra storia e che a rileggerlo lo sostituiranno, fino ad accantonarlo per anni.
Nella pagina bianca si trova un misto di attrattiva e paura tale da dover ricorrere al termite ‘terror’ coniato ai tempi del romanticismo: insomma, la pagina bianca è semplicemente sublime.
Se ve la trovaste nera sareste più tentati di andarci a scavare dentro, sicuri che le parole si siano andate a nascondere, ma la pagina è bianca perché ha possibilità infinite.
La pagina bianca collabora nei rari casi in cui vi presentiate senza avviso.
La aprite, la sbirciate e lei ricambierà con le palpitazioni.
La pagina bianca ama essere presa alla sprovvista, perché solo così ha la sicurezza di trovarsi davanti l’ispirazione.
E non quell’ispirazione che sta dietro a un progetto, ma quella che acceca come un fulmine ed elettrizza dall’interno.
A questo punto voi dovete rassegnarvi a capire la pagina bianca: infinite possibilità, infiniti problemi. E ne vuole una sola, ne vuole uno solo.
Concedete alla pagina bianca l’amore, di tanto in tanto.
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