Con meno di cento
caratteri è ormai possibile comunicare al mondo anche i pensieri più
complicati, e con un semplice hashtag viene diffusa una
richiesta per niente semplicistica: dare a Elsa, una delle due figure
femminili protagoniste di Frozen, una fidanza.
Questa richiesta risulta
difficile da digerire nonostante i passi in avanti compiuti, perché
in fin dei conti è stata costruita una normalità che per
molti non risulta riadattabile.
Elsa,
però, ha tutte le caratteristiche per potersela cavare.
#C'eraunavolta
Nella storia Disney non tutte le favole iniziano allo stesso modo, perché non sempre si ha avuto a che Il libro della giungla (1967) tratto effettivamente da un romanzo (scritto da Rudyard Kipling) e non da una favola.
fare con principesse; si pensi a
Stando
però all'interno del tema «donne che se la cavano da sole» non può
certamente mancare Mulan (1998), giovane eroina cinese che
entra nell'esercito al posto del padre.
Anche
qui un gesto d'amore e di sacrificio verso la famiglia – anche
Belle aveva fatto lo stesso qualche anno prima – che comporta
lustro e onore in modo decisamente non convenzionale.
Dopo il caso di Jim Hawkins ne Il
pianeta del tesoro
(2002), dove l'amore colpisce solo il Dottor Doppler, viene
spontaneo chiedersi come mai una donna necessiti di trovare l'amore,
mentre un uomo possa raggiungere i propri obiettivi senza una donna
al suo fianco... Ma in fin dei conti Il
pianeta del tesoro è
tratto dall'omonimo romanzo di Robert Louis Stevenson, e lì Jim non
trova proprio nessuno.
Nel 2012, però, abbiamo una controparte femminile in The Brave, dove viene dato spazio al rapporto madre-figlia, come in effetti non era mai stato fatto negli altri classici Disney.
Merida combatte per se stessa, anzi, per la sua stessa mano, volendo evitare un matrimonio che non desidera. È una ribelle in tutti i sensi, e i suoi capelli ne sono un simbolo.
Così, anche qui, è l'amore familiare ad avere il posto d'onore, accompagnato all'emancipazione femminile al pari di quella di Mulan.
Nel 2012, però, abbiamo una controparte femminile in The Brave, dove viene dato spazio al rapporto madre-figlia, come in effetti non era mai stato fatto negli altri classici Disney.
Merida combatte per se stessa, anzi, per la sua stessa mano, volendo evitare un matrimonio che non desidera. È una ribelle in tutti i sensi, e i suoi capelli ne sono un simbolo.
Così, anche qui, è l'amore familiare ad avere il posto d'onore, accompagnato all'emancipazione femminile al pari di quella di Mulan.
In ogni caso non desidero
affatto andare contro l'amore vero o l'amore in generale, perché –
probabilmente in quanto donna – ammetto tranquillamente che
avere qualcuno con cui condividere i momenti belli, ma anche quelli
brutti, è qualcosa di unico e speciale... Basta vedere i primi
cinque minuti di Up (2009) per capirne l'importanza.
Quello che però manca in
tutte le storie Disney è la rappresentazione completa di tutte le
storie d'amore possibili.
Se l'amore tra uomo e
donna, genitori e figli (anche quando non appartengono alla stessa specie), fratelli e sorelle è stato illustrato più volte, arrivando anche a parlare di
adozione (lo stesso Libro della giungla o Tarzan, del 1999), purtroppo manca l'amore tra persone omosessuali.
Sembra quasi che si
cerchi di non vedere l'enorme e famosissimo elefante rosa che occupa
il nostro salotto, ma rendiamoci conto che addobbarlo, fare gli
acrobati e dipingerlo di grigio non lo farà sparire.
A un primo impatto sembra
quasi che si sminuisca la situazione: Biancaneve non è per niente
scioccata dalla cosa nonostante sia la principessa più vecchia, e
nemmeno gli abitanti di Oz battono ciglio.
Eppure è chiaro che è
così che dovrebbe essere: parliamo di amore e di accettazione da
così tanto tempo che non ci siamo resi conti di fare esattamente
l'opposto. In realtà stiamo mettendo solo nuovi paletti e nuovi
freni, perché ora senza il rito di passaggio del coming out
sembra impossibile accettare che una persona sia omosessuale.
Il coming out, infatti, ritengo sia il primo passo verso la discriminazione: nessun
etero necessita di questo rito di passaggio, come non lo si necessita
in nessun altro ambito che abbia a che fare con la corporeità.
Grazie al cielo non sono mai dovuta entrare in aula e dire alla
classe che ero diventata donna e che ora subivo i dolori del ciclo
(ahimè ci ha pensato mia madre affacciandosi alla finestra presa da
un raptus di orgoglio femminile).
Così mi viene da pensare
che, in un mondo ideale, un uomo o una donna che provano qualcosa per
qualcuno del loro stesso sesso dovrebbero fare quello che fanno tutti
gli altri: andare e provarci, senza il timore di una reazione piena
di disgusto che comporti brutti sviluppi.
Nel cinema, ma anche
nella narrativa, il coming out è stata più che altro una
prerogativa maschile. Un uomo gay fa scalpore perché perde in
automatico la sua mascolinità, e guarda caso finisce per diventare
una femminuccia o peggio.
Sono molti gli stereotipi
secondo cui un uomo gay possa essere unicamente associato alla figura
femminile, ma è un po' come dire che tutti gli italiani sono mafiosi, cosa che i film americani si divertono a trasmettere.
La figura della donna,
invece, viene semplicemente messa da parte: una donna lesbica è
spesso presa per indecisa, molti uomini pensano che basterebbe loro
frequentare “un vero uomo” per cambiare idea. Ci sono poi persone
che pensano che le lesbiche siano unicamente camioniste/maschiacci (butch o tomboy in inglese) o donne esageratamente
belle (femme) spesso legate al mondo dei porno. E seguendo questo stereotipo da un lato andrà messa Merida, sgraziata testarda e brave in tutte le attività che solitamente competono l'uomo, e dall'altra Elsa, che invece si presenta aggraziata e sensuale nel suo abito di ghiaccio con spacco alla coscia.
Così, una lesbica è
unicamente il desiderio proibito di un uomo o troppo brutta per
essere piacente e che proprio per questo decide di cambiare
orientamento sessuale.
È come se, che si parli
di uomini gay o di donne lesbiche, ci si figurasse uno stile gay e
uno stile lesbico preconfezionato e pronto per essere identificato;
ma un'esigenza di riconoscimento tale è forse legata alla paura di
approcciarsi con queste persone?
Il timore per il diverso,
colui che non rientra nei parametri prestabiliti e che per il quieto
vivere deve distinguersi anche esternamente, facendosi riconoscere.
Il timore di presentare
un personaggio omosessuale potrebbe basarsi sulla paura di un
allontanamento da parte delle fan, non più interessate a essere
Elsa. Ma io sono convinta del contrario: Elsa mostra la sua tenacia,
la sua riservatezza, il suo coraggio, il suo amore, la sua
femminilità, la sua indipendenza, diventando un simbolo per ogni
bambina o ragazza, ma anche donna.
Elsa, in fin dei conti,
ha già affrontato questo tipo di scoglio, ed è chiaro che tra tutte
le principesse Disney, al momento è l'unica in grado di poterne
affrontare un altro.
#GiveElsaaGirlfriend
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