Con meno di cento
caratteri è ormai possibile comunicare al mondo anche i pensieri più
complicati, e con un semplice hashtag viene diffusa una
richiesta che invece semplice non sembra: dare a Elsa, una delle due figure
femminili protagoniste di Frozen, una fidanzata. [#GiveElsaAGirlfriend]
Questa richiesta risulta
difficile da digerire nonostante i passi in avanti compiuti, perché
in fin dei conti è stata costruita una normalità che per
molti non risulta riadattabile.
Elsa,
però, ha tutte le caratteristiche per potersela cavare.
#Lazampadelpantalone
Alla fine degli anni
Ottanta, Emily Martin1 ci faceva notare come la crescita
delle società capitaliste avesse comportato una separazione tra una
vita esterna e una invece legata all'ambiente familiare, dove la casa
ha carattere femminile e amorevole, mentre l'esterno è legato
all'uomo lavoratore e quindi ai soldi.
L'uomo era colui a cui
bisognava appoggiarsi, il capofamiglia che prendeva le decisioni più
importanti; insomma era lui a portare i pantaloni.
Nonostante al giorno
d'oggi il pantalone sia un capo d'abbigliamento a disposizione di
tutti, rimane comunque il simbolo maschile contrapposto alla gonna,
che le donne sembrano indossare sempre meno, e non si tratta solo di
moda.
Si fa largo, quindi, il
pensiero di una donna che cerca di emulare l'uomo, ma in realtà si
tratta dell'esigenza di rivedere il ruolo che ci è stato affibbiato
per troppo tempo e che ora veste decisamente stretto.
#Principessefuoricontrollo
Alla figura femminile
viene dato sempre più spazio all'interno delle produzioni Disney,
soprattutto in quella che Brittany Bell2 ha definito la
Revival Era,
durante la quale sono stati prodotti i classici de La Principessa
e il Ranocchio (2009),
Rapunzel (2010) e
Frozen (2013)3.
Quest'epoca, se così
possiamo definirla, ha avuto inizio nel 2009 ed è anche conosciuta
come The Second Disney Renaissance, perché legata alla Disney
Renaissance (1989-1999), un'epoca di produzione meravigliosa che
ha visto il ritorno dei musical fairytail, e i lungometraggi
strutturati in modo da potere essere rappresentati presso le sale di
Broadway.
Nei tre lungometraggi
sopra menzionati abbiamo a che fare con il mondo principesco e le
protagoniste sono o diventano principesse, ma rispetto a quei
capolavori che li hanno preceduti, Tiana Rapunzel ed Elsa vanno alla
ricerca della libertà, dell'indipendenza e della realizzazione
personale, mentre l'amore per un principe fa solo da contorno, se
c'è...
La Principessa e il
Ranocchio [49° classico Disney]
Ambientato nel 1926 a New
Orleans, questo lungometraggio vede come protagonista Tiana, una
ragazza che sogna di aprire un ristorante tutto suo e che per
realizzarlo è disposta a lavorare duramente.
Le sue giornate si
susseguono con ritmi serratissimi, a tal punto da riuscire a toccare
il letto nel momento esatto in cui... dovrebbe svegliarsi per
indossare un'altra uniforme e tornare a lavorare!
Sin dall'inizio viene
posto un contrasto tra Tiana, bambina di colore figlia di lavoratori,
e Charlotte, bambina bianca e viziata disposta a baciare cento
ranocchi pur di diventare principessa!
La storia vuole che a
Tiana ne basti uno, e che questo non comporti esclusivamente un
cambiamento di status, ma la realizzazione del suo sogno:
comprato il ristorante, la coppia vi lavorerà come direttori,
escludendo il classico finale fiabesco che fa intendere una vita di
agi e nulla più.
L'anno dopo è il momento
di... Rapunzel – L'intreccio della torre [50° classico Disney]
Rapunzel, intrappolata in
una torre per diciotto anni, ha il forte desiderio di vedere dal vivo
le luci fluttuanti che vede comparire ogni anno proprio per il giorno
del suo compleanno.
Ovviamente non si tratta
di un caso, perché Rapunzel è stata rapita da Madre Ghotel quando
era ancora molto piccola e i suoi veri genitori sperano che lei possa
vedere queste lanterne e tornare da loro.
Per riuscire nel suo
intento, Rapunzel decide di uscire dalla torre facendosi accompagnare
da Flynn Rider, un ladro inseguito dalla guardia reale, con il quale
scoccherà la scintilla in una bellissima scena ricca di lanterne
illuminate che ci riporta a La Sirenetta (1989).
Nonostante tutti i dubbi
e le paure, Rapunzel ha il forte desiderio di andare avanti e di
conoscere quello che non ha mai potuto nemmeno toccare, e si arriva a
una vera e propria ricerca di se stessi.
Un dettaglio da non
sottovalutare è che per la prima volta dai tempi di Aladdin (1992) è l'uomo che viene innalzato
a principe tramite il matrimonio5: la Disney ha sempre riadattato alla
perfezione le favole più famose, lasciandone in ogni caso fermo il
rapporto di subordinazione della donna rispetto all'uomo.
Era lui a essere il
principe, mentre lei, al più, quella di famiglia ricca che riusciva
a conquistarlo e diventava principessa e poi regina.
Ma la Disney non si ferma
qui.
Frozen – Il Regno di
ghiaccio [53° classico Disney]
Campione di incassi,
Frozen è stato il primo a trattare l'amore fraterno, tra
sorelle in realtà, dando il ben servito al bacio del vero amore che
ha avuto inizio ai tempi di Biancaneve (1937).
Il grande passo avanti
che si è compiuto con questo lungometraggio è tutto dovuto a Elsa,
regina di Arendelle all'inizio incapace di controllare i suoi poteri.
Fatta eccezione per
l'eccessiva quantità di canzoni, può dirsi un capolavoro unico.
Elsa ha paura di
mostrarsi per chi è realmente, perché in fin dei conti è così che
le è stato insegnato per tutta la vita, e quando Anna le chiede di
benedire la sua unione con il principe Hans, Elsa si rifiuta, perché
non si può sposare qualcuno che si è
appena conosciuto.
Il messaggio passa forte
e chiaro: il matrimonio non è solo una favola, bisogna
iniziare a pensare che nel «e vissero felici e contenti» qualche
ostacolo sia sempre possibile.
È proprio in
quell'occasione che viene scoperta la vera natura di Elsa, che
spaventata dai suoi stessi poteri decide di isolarsi e di vivere in
serenità con se stessa.
L'opera passa anche un
altro forte messaggio, legato al desiderio di accettazione: Anna
decide di mettere al primo posto la vita di sua sorella, compiendo
così un atto di vero amore.
A
entrambe le sorelle vanno dati dei meriti: Anna, nonostante fosse
stata allontanata dalla sorella, non ha avuto dubbi quando l'ha vista
in pericolo. In realtà non ne ha avuti nemmeno prima, accettandola e
chiedendo di non essere messa da parte un'altra volta.
Elsa,
dal canto suo, è una persona di carattere, anche se non sembra.
Alla partenza dei suoi genitori, che purtroppo non torneranno più, si mostra insicura e spaventata all'idea di rimanere sola ad affrontare i suoi poteri; per tutta la vita ha convissuto con il peso della diversità, perché vista negativamente.
Quello
della diversità associata alla anormalità è un binomio fin troppo
radicato nella nostra società, dove facciamo di tutto per
distinguerci dalla massa... tramite l'emulazione.
Elsa,
però, non vuole emulare proprio nessuno, non chiede di perdere i
suoi poteri, ma piuttosto di poterli vivere a pieno. Vuole esprimersi
e vivere serenamente, realizzando se stessa.
Così,
eccola che, ancora insicura su molte cose, sale comunque al trono
senza un coniuge, e viene riconosciuto anche dal principe Hans che
sposare Elsa sarebbe stato impossibile, perché ci troviamo davanti a
una donna indipendente.
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1 – Martin, E., The
Woman in the Body, Beacon Press, Boston, 19871.
3 – Non sono ovviamente
gli unici lungometraggi prodotto in questo periodo, ma sono quelli
che presentano una protagonista di sesso femminile impegnata nella
realizzazione di sé.
4 – come nei casi de La
Sirenetta (1989) o de La Bella e la Bestia (1991).
5 – escludo Atlantis
– L'impero perduto (2001) dal momento che per tutto il film è
effettivamente Milo ad avere un status più elevato in quanto
studioso, e al termine della pellicola Kida diventa regina, ma non vi
è alcun matrimonio effettivo.
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