sabato 8 ottobre 2016

[Ci penso io] #GiveElsaaGirlfriend

Con meno di cento caratteri è ormai possibile comunicare al mondo anche i pensieri più complicati, e con un semplice hashtag viene diffusa una richiesta per niente semplicistica: dare a Elsa, una delle due figure femminili protagoniste di Frozen, una fidanza.
Questa richiesta risulta difficile da digerire nonostante i passi in avanti compiuti, perché in fin dei conti è stata costruita una normalità che per molti non risulta riadattabile.
Elsa, però, ha tutte le caratteristiche per potersela cavare.


#C'eraunavolta


Nella storia Disney non tutte le favole iniziano allo stesso modo, perché non sempre si ha avuto a che Il libro della giungla (1967) tratto effettivamente da un romanzo (scritto da Rudyard Kipling) e non da una favola.
fare con principesse; si pensi a
Stando però all'interno del tema «donne che se la cavano da sole» non può certamente mancare Mulan (1998), giovane eroina cinese che entra nell'esercito al posto del padre.
Anche qui un gesto d'amore e di sacrificio verso la famiglia – anche Belle aveva fatto lo stesso qualche anno prima – che comporta lustro e onore in modo decisamente non convenzionale.
Mulan va contro le tradizioni della Cina dell'VIII secolo d.C., e trovare l'amore non è il primo dei suoi pensieri: questo lungometraggio parla di amicizia, di rispetto e di coraggio, e la protagonista, un tempo un pesce fuor d'acqua, riesce finalmente a trovare il suo posto nel mondo.
Dopo il caso di Jim Hawkins ne Il pianeta del tesoro (2002), dove l'amore colpisce solo il Dottor Doppler, viene spontaneo chiedersi come mai una donna necessiti di trovare l'amore, mentre un uomo possa raggiungere i propri obiettivi senza una donna al suo fianco... Ma in fin dei conti Il pianeta del tesoro è tratto dall'omonimo romanzo di Robert Louis Stevenson, e lì Jim non trova proprio nessuno.
Nel 2012, però, abbiamo una controparte femminile in The Brave, dove viene dato spazio al rapporto madre-figlia, come in effetti non era mai stato fatto negli altri classici Disney. 
Merida combatte per se stessa, anzi, per la sua stessa mano, volendo evitare un matrimonio che non desidera. È una ribelle in tutti i sensi, e i suoi capelli ne sono un simbolo. 
Così, anche qui, è l'amore familiare ad avere il posto d'onore, accompagnato all'emancipazione femminile al pari di quella di Mulan.




In ogni caso non desidero affatto andare contro l'amore vero o l'amore in generale, perché – probabilmente in quanto donna – ammetto tranquillamente che avere qualcuno con cui condividere i momenti belli, ma anche quelli brutti, è qualcosa di unico e speciale... Basta vedere i primi cinque minuti di Up (2009) per capirne l'importanza.
Quello che però manca in tutte le storie Disney è la rappresentazione completa di tutte le storie d'amore possibili.
Se l'amore tra uomo e donna, genitori e figli (anche quando non appartengono alla stessa specie), fratelli e sorelle è stato illustrato più volte, arrivando anche a parlare di adozione (lo stesso Libro della giungla o Tarzan, del 1999), purtroppo manca l'amore tra persone omosessuali.
Sembra quasi che si cerchi di non vedere l'enorme e famosissimo elefante rosa che occupa il nostro salotto, ma rendiamoci conto che addobbarlo, fare gli acrobati e dipingerlo di grigio non lo farà sparire.

Sempre in ambito cinematografico e con il tema delle favole, Once Upon a Time (C'era una volta [ita]) porta sul piccolo schermo la coppia Cappuccetto Rosso/Dorothy.
A un primo impatto sembra quasi che si sminuisca la situazione: Biancaneve non è per niente scioccata dalla cosa nonostante sia la principessa più vecchia, e nemmeno gli abitanti di Oz battono ciglio.
Eppure è chiaro che è così che dovrebbe essere: parliamo di amore e di accettazione da così tanto tempo che non ci siamo resi conti di fare esattamente l'opposto. In realtà stiamo mettendo solo nuovi paletti e nuovi freni, perché ora senza il rito di passaggio del coming out sembra impossibile accettare che una persona sia omosessuale.
Il coming out, infatti, ritengo sia il primo passo verso la discriminazione: nessun etero necessita di questo rito di passaggio, come non lo si necessita in nessun altro ambito che abbia a che fare con la corporeità. Grazie al cielo non sono mai dovuta entrare in aula e dire alla classe che ero diventata donna e che ora subivo i dolori del ciclo (ahimè ci ha pensato mia madre affacciandosi alla finestra presa da un raptus di orgoglio femminile).
Così mi viene da pensare che, in un mondo ideale, un uomo o una donna che provano qualcosa per qualcuno del loro stesso sesso dovrebbero fare quello che fanno tutti gli altri: andare e provarci, senza il timore di una reazione piena di disgusto che comporti brutti sviluppi.
Il problema è che il coming out serve più a chi deve ricevere la notizia, in quanto è un modo per adattarsi alla situazione con una certa gradualità.
Nel cinema, ma anche nella narrativa, il coming out è stata più che altro una prerogativa maschile. Un uomo gay fa scalpore perché perde in automatico la sua mascolinità, e guarda caso finisce per diventare una femminuccia o peggio.
Sono molti gli stereotipi secondo cui un uomo gay possa essere unicamente associato alla figura femminile, ma è un po' come dire che tutti gli italiani sono mafiosi, cosa che i film americani si divertono a trasmettere.
La figura della donna, invece, viene semplicemente messa da parte: una donna lesbica è spesso presa per indecisa, molti uomini pensano che basterebbe loro frequentare “un vero uomo” per cambiare idea. Ci sono poi persone che pensano che le lesbiche siano unicamente camioniste/maschiacci (butch o tomboy in inglese) o donne esageratamente belle (femme) spesso legate al mondo dei porno. E seguendo questo stereotipo da un lato andrà messa Merida, sgraziata testarda e brave in tutte le attività che solitamente competono l'uomo, e dall'altra Elsa, che invece si presenta aggraziata e sensuale nel suo abito di ghiaccio con spacco alla coscia.
Così, una lesbica è unicamente il desiderio proibito di un uomo o troppo brutta per essere piacente e che proprio per questo decide di cambiare orientamento sessuale.
È come se, che si parli di uomini gay o di donne lesbiche, ci si figurasse uno stile gay e uno stile lesbico preconfezionato e pronto per essere identificato; ma un'esigenza di riconoscimento tale è forse legata alla paura di approcciarsi con queste persone?
Il timore per il diverso, colui che non rientra nei parametri prestabiliti e che per il quieto vivere deve distinguersi anche esternamente, facendosi riconoscere.

Il timore di presentare un personaggio omosessuale potrebbe basarsi sulla paura di un allontanamento da parte delle fan, non più interessate a essere Elsa. Ma io sono convinta del contrario: Elsa mostra la sua tenacia, la sua riservatezza, il suo coraggio, il suo amore, la sua femminilità, la sua indipendenza, diventando un simbolo per ogni bambina o ragazza, ma anche donna.
Elsa, in fin dei conti, ha già affrontato questo tipo di scoglio, ed è chiaro che tra tutte le principesse Disney, al momento è l'unica in grado di poterne affrontare un altro.







#GiveElsaaGirlfriend
Condividi questo hashtag e anche questo post se la pensi come noi 

Nessun commento:

Posta un commento

Sarei felice se lasciassi il segno ;)