venerdì 8 giugno 2012

[Frammenti da un Luna-Park] Incubo

Mi sarò ripetuta una miriade di volte, ma questo blog serve per sbloccarmi da ciò che ho già scritto. Devo andare avanti, devo creare cose nuove e non posso rivalutare costantemente gli stessi testi. I personaggi hanno una loro vita, perché causo loro dolore con tutti questi mutamenti di trama, frasi e dettagli?
Il fatto realmente sconcertante è che non produco qualcosa di nuovo da gennaio/febbraio. Il brano breve per ANTWORK ha faticato ad uscire e, ripeto, è breve. Un piccolo neo in una valle lattiginosa.
Mi è stato suggerito, quindi, che probabilmente tutti gli incubi che mi disturbano in questi mesi sono l'urlo doloroso della mia creatività schiacciata. Non mi è stato detto con queste parole, sono io che amo ricamare...
Sarà davvero così? Il fatto che non concluda il romanzo breve, il fatto che abbia numerose nuove idee che però tengo da parte e non elaboro, mette il mio subconscio in condizioni di stress tali da farmi sognare cose altamente angoscianti? Possibile, e tutto questo ha sicuramente un suo perché... Quindi, credo anche cada a fagiuolo questo racconto.



L’INCUBO.


Aver fatto l’amore fece sentire Davide in pace ma anche in lotta con se stesso.
L’aveva lasciata fare e scappare in bagno senza dirle nemmeno “Aspetta...”.
E mentre lui se ne stava a fissare un angolo della stanza, la mente occupata a ripassare ogni minuto precedente, Lara era in bagno.
Non rideva però.
Non ancora, pensò.
Non ti tagliare ti prego, me l’hai promesso.

Il cuore gli sobbalzò fino in gola, la velocità che stava prendendo era sbalorditiva.
Eppure rimase fermo.
Voleva e non voleva andare a vedere, in fondo non rideva.
Forse non se n’è data il tempo di ridere, si disse.
L’angolo di quella stanza si stava facendo piccolo mentre i suoi occhi si allargavano spaventati.
Il cuore che martellava, tutum tutum tutum.
Faceva quasi male.
La porta che si apriva con poca grazia, sbattendo contro il muro. Davide alzò il capo.
Lara era lì, salva. Sorrise beato, riappoggiando la testa sul cuscino.

- Ho usato i gomiti. - sorrideva, fiera quasi.

D’aver usato di gomiti? Si chiese. - I gomiti?

Lara alzò le mani.
I palmi rosso sangue, tutto cadeva da quei tagli orizzontali sui piccoli succosi polpastrelli.

- Perché non hai riso? Perché non mi hai avvisato?

Gli occhi di Davide tornarono a sgranarsi.
Fa qualcosa idiota, si ordinò nella testa.
Era bloccato, immobile.
Non poteva fare nulla.

- Sento male.

Sente male, fa qualcosa.

- Guarda Davide, fa male.

Il male non si vede Lara, si sente. Dio, fa qualcosa.

- Guarda Davide, guarda.

No, cazzo. Non stare lì a guardare, alzati e fa qualcosa. I cerotti, che si usa per fasciare?
Non lo so.

- Guarda Davide, guarda.

Lara smettila di essere maledettamente felice, smettila di saltellare. Quello non è zucchero filato, è sangue non lo leccare. Dio che schifo.

- È ferroso.
Contiene ferro il sangue, dannato ferro. Dannato me, fa qualcosa!

- Male, tanto male.

Le ali fanno male, tanto male. Le ho tenute spalancate per tutto il tempo, Lara stava sopra io sotto.
Si muoveva sopra di me, le ali hanno graffiato il materasso.
Ho le ali… Ho le ali di ferro.
Lei sanguina. Io ho le ali di ferro artigliate al materasso.

- Sanguino e fa male.

E ride, fa qualcosa. Davide sei uno stronzo.

- Sanguino e fa male. Sanguino e fa male. Sanguino e fa male. Sanguino e fa male. - canta una nenia estenuante, mi infastidisce.
Va a goderti quel sangue in pace lasciando in pace me, me il dannatissimo idiota che non si muove.
Perché non mi muovo?

- Davide?

Oddio, non parlo nemmeno più ora.
Si avvicina perché si avvicina, no non farlo.
Mi prende il volto tra il sangue e io non urlo non dico.
Sono morto? Ma penso. I morti pensano?
Smettila smettila smettila.
C’è troppo sangue, brucia il sangue. Il sangue di Lara brucia.

- Davide? Svegliati... Stai urlando troppo forte, rischi di spaccarmi i timpani.

- Dormivo? - si guardò attorno spaesato, sudava freddo.

L’angolo della stanza era normale.

- Sì. - la voce bassa e monotona.

- Sognavo.

- Sì.

- Faceva schifo.

2 commenti:

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