domenica 3 giugno 2012

Il 28 giugno si avvicina: intervistiamoci!

Dopo due pranzi passati in famiglia, dopo così tanto cibo e chiacchiere, mi intervisto. Again.
Mi rendo conto che sarebbe più logico e meno pietoso se mi intervistasse qualcun altro, ma quel qualcuno non c'è al momento e il 28 giugno si avvicina, quindi devo fare qualcosa.
Cosa accade il 28 giugno di così importante? Semplicemente sono stata contattata per un'altra serata letteraria organizzata dalla sezione artisti dei comuni di Reggio Emilia, Modena e Parma. Il progetto si chiama ANTWORK e coinvolge il pubblico in serate a base di racconti, musica, poesia, dipinti, fotografia... Performance da parte di noi giovani artisti.
Per quest'anno è stato anche scelto un tema su cui basare le opere da presentare: Land!Terra.
Ma visto che non posso mostrarvi il testo prodotto al riguardo, mi impegnerò a focalizzare la vostra attenzione su quelli pubblicati tra queste pagine. Non scappate, mi raccomando!


Perché le tue raccolte s'intitolano "Frammenti da un Luna-Park" e "Stralci da una cruna d'ago"?

La prima ha una spiegazione che definirei sensata, perché ho semplicemente voluto creare un titolo metaforico: ho voluto proiettare in scala più piccola il mondo che ci circonda. Un Luna-Park, con tutte le sue luci le sue giostre e la sua musica, è pieno di persone e quindi di storie. Storie però frammentarie, perché fuori da quel piccolo mondo i lettori non vedono il personaggio. E per me sarebbe veramente bello sapere cosa credono i lettori, sentire le loro congetture e le loro impressioni. Mi chiedo sempre se coincidano o meno con le mie.
"Stralci da una cruna d'ago", invece, è un titolo bizzarro che vuole, un po' come "Frammenti da un Luna-Park", dare conto solo di alcune cose, ma al riguardo non mi sento onnisciente in questo immenso mondo immaginario. È così vasto che ancora oggi sono sicura di non averlo visitato tutto, così riporto solo quello che conosco... In fin dei conti la fantasia non ha limiti. E si trova in una cruna d'ago, perché, una volta, nel tentativo di infilare il capo di un filo, pensai al perché fosse così difficile portarlo dall'altra parte. Il filo è senza dubbio più piccolo! Così immaginai che ci fosse qualcosa che non gli permettesse di passare. 

Come sono nate queste raccolte? Hai pensato prima alla vicenda o ai personaggi?

Le raccolte sono nate per caso. Scrivevo racconti per ispirazione, e poi iniziai a vedere in essi qualcosa di simile. Era come se, un racconto dopo l'altro, la consapevolezza di un'unica ambientazione si formasse sempre di più. Un'ambientazione abbastanza libera, che non mi ha obbligato in nessuno schema, e che non ha preteso gli stessi personaggi. Insomma, non stavo creando un romanzo, stavo solo scattando qualche attimo.

Uno scrittore prima di scrivere una storia deve conoscere molto approfonditamente i suoi personaggi? 

Credo vari da scrittore a scrittore, io personalmente non penso mai inizialmente al personaggio, ma all'ambientazione e alla trama. Con essa, poi, formo - e si formano - i personaggi. Spesso mi ritrovo solamente con un paragrafo da scrivere, o una frase, e da lì devo riuscire a estrapolare tutto il resto. 
Nel mio caso, ci sono poi da differenziare i personaggi dei racconti da quelli dei romanzi: nel primo caso conosco il personaggio nell'attimo in cui l'ho catturato, e finché si muove in quell'ambito conosco le sue mosse come fossero le mie. Ma quando se ne va, quando il racconto finisce, il personaggio mi lascia mille domande: cosa farà ora? Dove andrà? È come vedere se stessi andarsene: ci si conosce, ma girato quell'angolo - invece che quello opposto - chi incontreremo? Inciamperemo? Cosa avremmo fatto se...? Insomma, è una What if? su noi stessi.
Nei romanzi, invece, il personaggio ti dice tutto: è con te sempre. Gli progetti la vita, gli dici cosa pensare e una volta conclusa l'opera continuerà a viaggiare nella tua testa perché questo è il suo mondo.

Parlaci del tema delle tue storie e di come l'hai scelto.

Per la raccolta "Frammenti da un Luna-Park" il tema è la quotidianità: qualunque cosa succeda all'essere umano, qualunque cosa si possa vivere o pensare. È un argomento che io trovo fondamentale, senza il quale non scriverei nessuna storia: è ciò che rende vivi i personaggi, ciò che dà loro spessore. Questo e i dettagli sono la base della mia scrittura. Incentrare un'intera raccolta su di essi è stato spontaneo, proprio perché si tratta di una raccolta: scatti, frammenti di vite vivibili. Tutti i giorni ci accade qualcosa, a rendere interessante anche le cose più semplici è il nostro modo di affrontarle. 
Il tema si è poi scelto da sé: l'ispirazione era lì che continuava a puntare e io non ho potuto fare altro che seguirla.
Con "Stralci di una cruna d'ago" ho dovuto cercarlo il tema. Tutto è partito come un fulmine a ciel sereno: ho scritto il primo racconto e procedendo con gli altri sentivo che tanto distanti non erano.
Così mi sono scervellata e ho pensato a uno spazio, a un luogo parallelo o semplicemente presente nell'atmosfera, dove si creavano tutte quelle storie. Un luogo basato su qualcosa di simile al telefono senza fili. Così il tema è nato per collegare le storie tra loro, il tutto attraverso racconti ponte - vedi Diciannovetrentaquattro

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? A cosa stai lavorando in questo periodo?

Al momento mi sto impegnando per completare il romanzetto "Queste siamo noi", che poi mi piacerebbe proporre per la pubblicazione. Ma si incroceranno le dita a tempo debito.
Ma per quanto la mia testa sia rivolta a questo progetto, cerco anche di variare partecipando a concorsi poetici e letterari di vario tipo. Un'altra cosa che mi sono messa in testa di portare a compimento è la ristrutturazione di una mia vecchia storia: "Dolceamaro". Con il tempo ho ampliato il mio vocabolario e migliorato il mio stile, quindi chissà... Potrebbe uscirne anche qualcosa di buono!


Per tracciare questa intervista mi sono basata su quella scritta da Alessia Colognesi.

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