Secondo racconto della raccolta "Frammenti da un Luna-Park"
Bip.
Ero certa che ci fosse un respiro
oltre al mio nel sonno, ma non era così.
Avrebbe dovuto, perché ero sicura
che quella notte sarebbe rimasto nel suo letto, anche se si era svegliato,
mentre invece non l’aveva fatto.
Era chiaro, oltre ogni modo, che
fuori era ancora inverno.
C’era silenzio, la neve attutiva
perfino gli sbadigli delle montagne, sbadigli grossi; in una coltre bianca
erano stati sotterrate tutte le cose.
Ma concedetemi l’estate e mi
sveglierò.
Tutto questo mio dormire lento è
accompagnato da un bip ovattato, che però sento acuto per gli altri.
Qualcuno che in effetti mi viene
a trovare, c’è sempre.
Li riconosco coi suoni: li vedo
ricoperti di luce azzurra, un contorno che mi mostra corpi intoccabili e
bidimensionali.
Sento suoni, ma senza distinguere
le parole.
Poi il freddo.
Sono tutti immensamente freddi
quelli che entrano, pure il loro fiato lo vedo lucente aleggiare verso di me. I
movimenti sfocati si dipingono in quella luce che me li lascia distinguere e
poi…poi vanno via, lasciandomi nel silenzio monotono scandito dal bip.
Ho contato
settemilaottocentoquarantatre bip.
Ma in realtà sono di più perché
la prima volta, per non stancarmi, avevo deciso di contarli in pacchetti da
cento e di sommare al mio risveglio tutti quei singoli pacchetti, ma poi mi è
balenato in testa che avrei fatto in tempo a dimenticarmeli: all’estate manca
tanto.
Mamma mi è venuta a trovare, il
suo tono era molto basso e immagino sia colpa dei tanti bip che sto passando
qui, non sentivo la preoccupazione se non al suo tocco leggero fatto alla mia
pelle.
Credo che sia il suo modo per
chiedermi di alzarmi, ma non posso.
So che non posso, io devo
aspettare l’estate.
Il rumore che sentii
duecentoventicinque bip fa, mi fece vedere un continuo posare il piede e
toglierlo dall’ingresso.
Non che non volesse entrare, ma
piuttosto non gli era permesso. Lo sentii vicino quel rumore.
Allo scoccare
dell’ottomilacentundicesimo bip, il rumore entrò e mi chiuse i bip.
Ora come ora, vedo solo un gran
buio.
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