lunedì 28 maggio 2012

[I Riti dello scrittore] Di fan-fiction e altri ingorghi


Il titolo non ti dice niente? Non sai di che cosa stia parlando o perché?

Qui troverai una spiegazione (semi-)logica dell'accaduto!



Domenica 6 maggio, serata tra amiche.
Si mangia torta, ci si scambiano vestiti in disuso nella speranza che qualcuno li indossi e si trangugia estathè come se non si bevesse da mesi.
A un tratto si estrae dalla borsa - a posteriori, come si capita in certi discorsi è ignoto. Tanto che mi chiedo se davvero siamo riuscite a collegare i problemi di incontinenza dei nostri nonni con questo
. - un'interessante articolo di giornale.

Vittorio Zucconi gestisce Repubblica, un giornale molto venduto e che ha sempre saputo mettere la cultura su ottimi piedistalli: quante le collane di Repubblica collezionate? Tascabili ed enciclopedie hanno arricchito i nostri scaffali nel corso degli anni. Ebbene, mai mi è capitato di leggere un articolo sulle fan-fiction.
Un argomento enormemente diffuso e assai poco trattato, ma che in questo poco si spera sia "raro fin quasi all' impossibile" trattarlo male.
Con questo ci tengo a precisare che non mi riferisco minimamente alle opinioni negative, sempre ben accette e delle quali faccio sfoggio io stessa, ma piuttosto alla scarsa informazione e alla male esposizione dei fatti.
Comunque, l'articolo nominato è quello scritto da Elena Stancanelli (da NON confondere con Elena Santarelli! Errore che identificherebbe scarsa attenzione oltre che a una forte propensione al rifiuto della ricerca) per il suddetto giornale. Pagina 44-45, sezione Cultura.
Leggendo tra noi, domenica sera, ci siamo ritrovate a ragionare sulle più svariate cose, delle quali, quella che più continua a balzarmi in testa, è la seguente: ma perché sembra che parli di un antro infernale in cui vengono sbandierate le più svariate perversioni? Perché internet, con tutto quello che è in grado di contenere, viene riconosciuto essenzialmente come la patria della frode, della pornografia e degli incontri clandestini? Cose che per altro esistono sin dall'alba dei tempi e senza bisogno del web.

E al fianco di questa meravigliosa visione, un'altra idilliaca domanda: è davvero da denigrare colui che tenta, e magari, non riesce?
No, anzi, non tentare è il primo grosso errore, dal mio punto di vista. È fin troppo facile dire che non si commettono sbagli se non si muove mai un dito, non vi pare?
Così, pretendere che tra tutti questi tentativi, prove e risultati non si nasconda il brutto, il mal riuscito, è come pretendere che nel mare nuotino solo squali.
Eppure di pesci piccoli, lunghi, stretti, tondi ce ne sono e anche tra i libri compaiono romanzi velenosi alla lettura: trame inconsistenti e personaggi scialbi sono i rospi da ingoiare per potersi godere un buon romanzo.
Storie pubblicate, approvate dagli editori, che io - lettore - butterei fuori dalla finestra se solo non tenessi all’ambiente: un vero e proprio spreco di carta, che se fosse passato per le pagine di internet avremmo evitato di pagare.
Ma, chissà per quale sordido motivo (hai visto mai…), un libro pubblicato e magari costoso, avrà sempre più valore di una delle tante fan-fiction pubblicate sul web. Perché si sa, le letture gratis sono segno di una scarsa cultura, capacità critica e fantasia personale.
È per questo che una scrittrice come Elena Stancanelli, autrice di ben due libri pubblicati, uno dei quali con tematica lesbo, riesce a distinguere perfettamente tra Yuri – rapporto lesbo – e Yaoi – rapporto gay – oppure tra Shojo-ai – relazioni tra ragazze – oppure – Shonen-ai – relazioni tra ragazzi.

  “C'è una categoria particolarmente curiosa e assai conosciuta che sono gli Yuri e Shojo-ai: pur raccontando storie gay con protagonisti maschi, sono rivolti a un pubblico femminile. Donne che trovano eccitante il sesso tra ragazzini. I dojinshi sono a tutti gli effetti delle fan fiction.”

Elena Stancanelli, Repubblica

Dalle sue parole ci si deve aspettare un pubblico di donne mature dalla mentalità pedofila: mela più marcia non poteva trovarsi sull’albero, se non fosse poi che si va di male in peggio. Chi scrive fan-fiction, chi disegna dojinshi, sciupa i personaggi altrui capitombolando in un'anarchia alla volta dello spreco di tempo e neuroni.
Cosa crede? Di poter forse ricevere qualche critica costruttiva sul proprio elaborato? Non gli hanno insegnato che i sogni, specialmente quelli letterari, stanno nei cassetti? Ben rinchiusi in modo che nessuno possa vederli, in modo che l’autore continui a commettere gli stessi errori di scrittura, di stile e via discorrendo.
Mi spiace, ma dal www non ci si può aspettare altro che una voragine di spazzatura. Se è un’opinione quella che cerchi, allora tanto vale inviare il manoscritto a una qualunque casa editrice: è assolutamente provato che risponderanno a ogni singola opera pervenuta, con tanto di specchietto critico annesso.
A meno che tu non sia la super fortunata eccezione – come se fossimo nelle favole riviste dei fratelli Grimm, dove la Bella trova il suo principe. Che alcuni potrebbero anche chiamare fan-art ma, visto che Walt Disney non le mostrava gratis, si eviterà.

  “Raro fin quasi all' impossibile - è una legge pressoché esatta che non si produca due volte un miracolo utilizzando la stessa formula - il caso di Fifty Shades of Grey, di E. L. James (ora ai primi posti, in cartaceoe digitale, nella classifica del New York Times ).”

Elena Stancanelli, Repubblica

Al riguardo perdoneremo autori come Neil Gaiman, che non solo pubblicò un racconto con Umpty-Dumpty come protagonista, ma che riuscì a vedere Bod a trecentosessanta gradi, pubblicando in seguito al racconto un intero romanzo su di lui. Ovvero J. K. Rowling che, dopo una saga di sette libri, due manuali e un libricino di favole basati sul medesimo mondo, riesce a pubblicare sul sito apposito (PotterMore) vita morte e miracoli di ogni singolo personaggio menzionato.

  “Talvolta, quando presento il mio ultimo libro, qualcuno mi domanda: ma Davide e Anna (i due protagonisti) stanno ancora insieme? Oppure: ma che tu sappia, il motorino gliel' ha rubato lui o no? Ero abituata a rispondere: e io che ne so? Davide e Anna non esistono...”

Elena Stancanelli, Repubblica


La verità, Elena (e chiunque non riesca a nuotare se non in superficie), è che si vuole vedere lo sbagliato solo in ciò che è diverso all'apparenza: si inizia a scrivere per passione, si continua per condividere e se si ha fortuna (ma questo che si scriva o meno fan-fiction) per guadagnarci qualcosa.
Un’altra verità, a parer mio, è che nessuno si azzarderebbe mai a toccare le parole di Böll o di Cervantes: saranno sempre i libri cari, ma imperfetti a istigare le fan-fiction. Opere composte anche solo per divertimento, da persone che forse dell’editore se ne infischiano – da quando un hobby deve andare oltre al piacere personale? –, ma che preferiscono di gran lunga scrivere due parole piuttosto che rimbambirsi davanti al Grande Fratello.
Ma solo una “scrittrice” che inventa personaggi a lei sconosciuti – che a questo punto credo privi di spessore – non può apprezzarne l'esistenza.

A questo punto saluto chiunque che, prima di scrivere aria fritta, si documenta, chiunque trovi sensato desiderare il parere altrui (fuori dalle parole di mamma, papà e nonni, disposti a darti una strizzata di guancia e a dirti che sei il miglior pittore del mondo anche se scrivi al computer e non capiscono perché non hai pennelli e tele) e a chiunque tenga abbastanza alle proprie creazioni da prendersela in caso di commento negativo, ma che incassa per cercare di migliorarsi. Un saluto, quindi, a chiunque scriva per davvero, pubblicando gratis o meno.

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